incesto
L'iniziazione lesbica di Marcella
di swan2350
22.05.2022 |
23.903 |
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"Non furono più necessari preamboli..."
Agli inizi degli anni ’90, Marcella era una trentenne procace di umili origini. Il marito non aveva ambizioni. Quando voleva, la scopava di brutto, senza curarsi del suo godimento. Lei si aggiustava masturbandosi dopo la doccia con tubetti che trovava in bagno. Avrebbe voluto emergere dalla sua situazione sociale, perché, a suo modo era ambiziosa. Le sarebbe piaciuto frequentare ristoranti alla moda e stringere amicizie altolocate. Ma il marito musone la ricacciava nel suo stato inferiore e l’idea di trasgredire, era subito cacciata per paura del marito e delle inevitabili chiacchiere di paese. Mettendo insieme l’ambizione e le pulsazioni sessuali, aveva capito che in mezzo alle gambe possedeva una ricchezza, se ben sfruttata.Cedette alla lusinghe del capo ufficio e le aveva anche generosamente donato il culo, sempre negato al marito. Costui l’aveva pure sputtanata ed era diventato esigente. Ai suoi ordini, nella serate invernali, usciti dall’ufficio, la portava in un viottolo mal illuminato e si faceva fare un pompino veloce. Poi fu spostata di ufficio e l’incubo capo terminò.
Passata la delusione si era resa conto che avrebbe dovuto pescare la sua preda esclusivamente in ambienti altolocati. Marcella in fin dei conti, si presentava bene. Portava un quarta di seno, con capezzoli sempre turgidi. Il monte di Venere era di tutto rispetto, come la sua porcaggine. Brava di lingua, di mano e non aveva difficoltà a farsi scopare in ogni posizione ed a fare la gheisa.
Un giorno capitò la svolta. Doveva seguire un pratica presso un ente pubblico, per i suoi genitori. Dopo infinite attese e molti rinvii, si recò allo sportello e spazientita per l’ennesimo rinvio, perse la pazienza ed alzò la voce. In quel mentre transitava Guglielmo, un manager rampante sui quarant’anni che cercò di calmarla, promettendole che a breve il suo caso avrebbe trovato soluzione. In quell’incontro a Marcella poco importava della pratica. Sentiva la voglia di provocare un incontro ravvicinato con quel manager. Prima di uscire dallo stabile, passo davanti all’ufficio direzionale e si annotò il cognome. Dr. Guglielmo Benintendi.
Eravamo quasi a metà luglio e Marcella escogitò il suo piano. Attese la prima settimana di agosto, quando anche negli uffici pubblici, la presenza dl personale si dirada. Cercò al telefono in una fine mattinata il dr. Benintendi e senza filtri di segretarie, potè parlare direttamente con lui. Lo ringraziò per il suo interessamento e per risultare più attrattiva, si descrisse in modo molto particolare. “Sono quella signora che lei ha incontrato a metà luglio davanti al suo ufficio. Indossavo un gonna sopra le ginocchia con lo spacco laterale, portavo un top giallo, con le spalline e la scollatura a V ed ero già abbronzata”. Lo ringraziò ancora per l’interessamento, le chiese se avesse potuto passare a trovarlo in ufficio in un momento di tranquillità. il dr. Guglielmo che era un porco, ma era timoroso di esporsi, le rispose in modo diplomatico. Ma quella telefonata lascò traccia. Passò ancora una settimana e il manager ogni tanto ci pensava anche con un po’ di eccitazione. Il venerdì della settimana seguente, Marcella affondò il colpo.
Cerco Guglielmo presentandosi solo con il nome. Le disse che si trovava a passare nella via adiacente al suo ufficio e si sentiva scortese se non fosse passata a salutarlo.
Guglielmo non ebbe tempo di riflettere e le rispose di salire in ufficio, dopo 10 minuti. La sfacciataggine di Marcella aprì una breccia e gli cacciò via ogni inibizione. Marcella con il suo splendore, era passata al bar di fronte all’ufficio per darsi un ritoccatina al volto ed a profumare la patatina. Portava una camicetta traforata con un bottone di troppo sbottonato. Il reggiseno a balconcino, mostrava due tette abbronzate che facevano la loro invitante figura. Dopo i convenevoli di rito ed un abbraccio caloroso e stringente da parte di Marcella, iniziò una breve conversazione che partendo dalla pratica dei genitori di Marcella, scivolò in un chiacchiericcio, quasi da vecchi amici.
Marcella affondò un altro colpo e si propose a Guglielmo con un invito a pranzo.
Guglielmo, ormai soggiogato, già pregustava la scopata con la pivella. Scelse un ristorante discreto un po’ fuori mano, ove non sarebbero stati disturbati.
Le avances di Marcella proseguivano tra il serio, il malizioso ed il sottinteso. Il pranzo procedette quasi veloce ed il Cortese scelto da Guglielmo contribuì a far sciogliere gli ultimi freni inibitori di Marcella. La porcella dissertò pure sulla seduzione provocata da una maliziosa presenza di una striscetta di peli, rispetto alla depilazione totale della vulva.
Con la scusa di accompagnare Marcella verso casa, Guglielmo mentre si apprestava a fare retromarcia, le due bocche si incontrarono e la mano galeotta di Marcella si piazzò sulla coscia di Guglielmo.
Non furono più necessari preamboli.
La direzione di marcia li portò ad un complice alberghetto ad ore. I due fedrifraghi, trascorsero due ore di passione. Marcella si svestì con lentezza e si piazzò su letto a cosce aperte per essere omaggiata con una salutare leccata di figa. Lei era raggiante perché era certa di avere in pugno la situazione, ma Guglielmo recuperò le incertezze e fu all’altezza dell’incontro. Le lecco la figa con passione animalesca e dopo, mentre si piazzava per la scopata alla pecorina fu invitato dall’infoiata Marcella a farsi sentire a pelle, perché lei prendeva la pillola. Il nostro già eccitato, dopo la scopata ed un salutare riposo, fu invitato da Marcella a sborrarle in bocca, a conclusione di un pompino magistrale. Si sentiva anche lui dominatore.
Si lasciarono, goduti e appagati. La tenace Marcella non lo privò il lunedì successivo di una telefonata di cortesia, senza fare cenno alla scopata del venerdì. Guglielmo campò qualche impegno, ma dopo un settimana di vacanza, cedette alla lusinghe di Marcella e s’incontrarono nuovamente. Lei cercava in quell’entente, il riscatto sociale e poi avrebbe potuto confidare alle su amiche che anche lei, finalmente aveva un cazzo importate da cavalcare, sperando che con il tempo al cazzo seguissero i vantaggi.
Guglielmo la considerava un passatempo, e forse solamente l’occasione di sfogarsi per le tensioni che la moglie non riusciva a soddisfare. Forse, complici gli impegni di lavoro ed i timore di venire scoperto, questo menage, Guglielmo avrebbe anche voluto troncarlo, magari al momento in cui si fossero presentate altre alternative goderecce.
A settembre avvenne l’altra svolta. Marcella dopo l’ennesima cavalcata, iniziò a raccontargli la sua vita e le sue amicizie, tra cui gli incontri con gli amici del sabato, in serate famigliari.
Argomenti che per la loro mediocrità, stufavano Guglielmo.
Ma al termine del racconto, Marcella gli confidò che una mossa di Giusi, una delle amiche, l’ava stuzzicata, pur non uscendo dalla correttezza. Marcella si sentiva attratta sessualmente da qualche donna ed avrebbe voluto avere una conoscenza carnale con Giusì.
Quella frase, nella mente perversa di Guglielmo produsse un uragano. Se avesse ben giocato le su carte, avrebbe potuto manovrare a sua vantaggio Marcella. Quindi la troeitta non andava abbandonata perché anche grazie alla sua semplicità, Marcello avrebbe potuto trarne vantaggi notevoli, soddisfacendo la sua libido con ulteriori esperienze. Accompagnò verso casa Marcella ed iniziò da subito a studiare il suo piano Alla base di tutto avrebbe dovuto egli stesso provvedere all’iniziazione lesbica di Marcella, per poi raccoglierne i frutti, senza tentennamenti. Ma come e grazie a chi? Alla prossima
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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